Rassegna stampa


La Repubblica,

"Il nuovo Tesoro non lasci Mps solo all'esame dell'Ue"

Cammina e parla sulle uova Marco Morelli, amministratore delegato del Monte dei Paschi di Stato.

di Andrea Greco

L'azionista al 68% ha negoziato l'anno scorso con l'Ue un piano di rilancio che il banchiere romano deve completare entro il 2021, per far si che il Tesoro esca dal capitale. Ma le facce del potere a Roma stanno cambiando: gli economisti di area Pd lasciano il passo agli strali di M5S e Lega, due forze finora ipercritiche sui casi Senesi. Morelli conferma l'impegno «ad attivare tutte le leve gestionali per cogliere gli obiettivi del piano», e dopo un 2017 in cui la banca ha perso altri 3,5 miliardi nel primo trimestre 2018 mostra «segni importanti di inversione di tendenza, specie sugli impieghi dopo che l'anno scorso è iniziato il percorso di recupero della raccolta». In parallelo il capoazienda della più delicata partecipata pubblica, indicato dal governo Renzi a fine 2016 e rinnovato da quello di Gentiloni a dicembre, chiede al prossimo esecutivo un appoggio «costante e incondizionato» per affrontare i futuri momenti di confronto con la Commissione europea che dà le carte sugli aiuti di Stato, e «sono convinto che ce ne saranno».

Nell'assemblea Mps Carlo Sibilia, deputato M5S ha chiesto ai soci di appoggiare l'azione di responsabilità da 11 miliardi alla gestione 2012-2015 per l'errata contabilizzazione dei derivati come Btp. Due giorni dopo Claudio Borghi, deputato della Lega, ha chiesto che "lo Stato si tenga la banca e il nuovo governo la affidi a persone indipendenti, ma indicate dalla nuova maggioranza". Si sente sotto scacco politico?

«Ho da sempre il massimo rispetto per chi rappresenta le istituzioni e so bene che agli azionisti spettano le valutazioni di merito su indirizzo strategico e governance del gruppo. Io e il management siamo fortemente concentrati sugli obiettivi e gli impegni condivisi mesi fa con governo, Commissione Ue e autorità di vigilanza. Stiamo lavorando con grande intensità a un piano di ristrutturazione lungo e articolato, frutto di trattative multilaterali e che è un unicum in Europa. È evidente che in questo percorso ho bisogno del costante e incondizionato supporto degli azionisti: quello pubblico e quelli finanziari. Il management sta attivando tutte le leve gestionali per essere coerente con gli obiettivi del piano quadriennale, che è sottoposto a monitoraggi periodici. Gli azionisti hanno tutti gli strumenti per valutare quanto abbiamo fatto e faremo».

C'é qualche segnale di ripresa, dopo la pesante chiusura del 2017?

«ll 2017 è stato interamente caratterizzato da operazioni di carattere straordinario. Non sottovaluterei che avere portato a compimento la ricapitalizzazione precauzionale è stata una tappa cruciale: non era scontato, e in caso di insuccesso avremmo avuto drammatiche implicazioni occupazionali e di stabilità del sistema, in parte viste su altre crisi bancarie nostrane. Solo da inizio gennaio la banca ha potuto lavorare appieno al rilancio delle proprie attività. Nel primo trimestre emergono, grazie allo sforzo di tutti i dipendenti, indicazioni positive sulla qualità dell'attivo e sulla crescita degli impieghi, ultimo ma rilevante tassello per ripartire dopo che nel 2017 abbiamo avviato il recupero della raccolta. Il 10 maggio lo si vedrà alla presentazione dei dati trimestrali».

I rischi legali sono un freno per la fusione con altre banche da cui passa l'uscita del Tesoro da Mps? Le richieste danni contro la banca ammontano a 4,5 miliardi, in più M5S vi esorta a fare un'azione per danni da 11 miliardi al cda 2012-2015, oltre che ai revisori di E&y e a Nomura e Deutsche Bank controparti sui derivati...

«Premesso che sul tavolo non c’è alcuna operazione strategica, non ritengo oggi che i rischi legali avranno conseguenze al momento di un'operazione straordinaria. Quanto all'azione di responsabilità, è un tema che riguarda i soci e verrà trattato da loro nelle sedi competenti».

Tutti parlano di nuove fusioni tra banche italiane, ma appena si nomina Mps fioccano le smentite. Si é chiesto perché?

«ll consolidamento è un tema non solo italiano ma europeo. Il nostro sistema bancario è ancora molto frammentato e le autorità di vigilanza invitano spesso le banche ad aggregarsi. Nel futuro sarà inevitabile la progressiva concentrazione, per far fronte ai crescenti investimenti in innovazione e in nuovi format di presenza territoriale e ai sempre maggiori adempimenti regolamentari. In Italia il percorso di concentrazione è già stato avviato. Per quanto riguarda Mps dobbiamo prima rafforzare l'andamento della gestione; poi le valutazioni strategiche spetteranno, come giusto, agli azionisti».

Martedi avete cambiato tre dirigenti di prima fila. Ha un significato particolare?

È un ulteriore e indispensabile elemento del piano di rilancio della banca che si svilupperà nel quadriennio. In quest' ottica ho ritenuto importante attuare un cambio generazionale, valorizzando risorse interne che hanno dimostrato di saper gestire complessità sempre crescenti».

Per i sindacati i dirigenti in Mps sono tanti e guadagnano troppo, dato il contesto: è così?

«Mi limito a sottolineare che la mia remunerazione totale, la massima consentita dalle norme sugli aiuti di Stato, è 466mila euro lordi annui. Aggiungo che in Mps i dirigenti, oltre a non poter fruire di alcun sistema di incentivi, sono circa l’1,7% del personale totale, contro il 3,4% medio del settore in Italia. Casomai siamo esposti al rischio contrario: perdere professionalità di livello e non riuscire ad attrarre competenze rilevanti per il rilancio».