Il Sole 24 Ore,
Sulla strada di Siena vince il gioco di squadra L’era Marco Morelli al Monte dei Paschi di Siena comincerà martedì prossimo con una riunione insieme al top management: anche se al suo fianco avrebbe voluto l’ex presidente Massimo Tononi, con cui ha sempre avuto ottimi rapporti personali e professionali, Morelli è fiducioso sul fatto che il board sceglierà presto un nuovo presidente con lo stesso alto profilo “istitu- zionale” del suo predecessore. Detto questo, chi conosce Morelli sa bene che il nuovo amministratore delegato del Monte non è un “ragazzo timido”
Sulla strada di Siena vince il gioco di squadra L’era Marco Morelli al Monte dei Paschi di Siena comincerà martedì prossimo con una riunione insieme al top management: anche se al suo fianco avrebbe voluto l’ex presidente Massimo Tononi, con cui ha sempre avuto ottimi rapporti personali e professionali, Morelli è fiducioso sul fatto che il board sceglierà presto un nuovo presidente con lo stesso alto profilo “istitu- zionale” del suo predecessore. Detto questo, chi conosce Morelli sa bene che il nuovo amministratore delegato del Monte non è un “ragazzo timido”: così come non esitò a dimettersi nel gennaio 2010 da Cfo di Mps per i durissimi scontri con Mussari e Vigni per le loro acrobazie sui derivati nell’acquisto di Anton-Veneta e poi da direttore generale di Intesa-Sanpaolo per i palesi contrasti con la gestione “autarchica” dell’allora Ceo Enrico Cucchiani (non a caso poi rimosso dall’incarico), Morelli vuole gioco di squadra, trasparenza e responsabilità condivise. Chi lo ha scelto lo sa, e sa anche bene che senza gioco di squadra sarà difficile convincere gli investitori a puntare sul rilancio della più antica banca del mondo.
Sfide e confronti personali, soprattutto quando in gioco c’è la sua reputazione e quella della banca, insomma, fanno parte del dna di Morelli. Ma anche se nel mondo della finanza il gioco pesante è normale - e a Siena sembra addirittura la regola - le manovre messe in moto per sbarrargli la strada verso il Monte lo hanno non solo infastidito, ma anche stupito per i loro potenziali danni collaterali all’immagine della banca e del Paese. L’accusa di aver collaborato al disastro del sistema-Mussari, infatti, è non solo un insulto personale, ma anche un falso storico e giudiziario. L’ex top manager di Bofa Merrill Lynch - un colosso mondiale della finanza che prima di assumere un dirigente ne passa al setaccio vita e professione - non solo è stato completamente scagionato dalle accuse di ostacolo alle autorità di vigilanza per le mancate comunicazioni sul famigerato «Fresh» - il decreto di archiviazione del Tribunale di Siena è a disposizione del pubblico - ma fu proprio il suo intervento a mettere i bastoni tra le ruote del Sistema-Mussari. Morelli, come ha ricostruito la stessa Procura, fu nominato CFo a ottobre 2008 e già nel giugno del 2009 ordinò un audit interno dell’area finanza, cioè la divisione responsabile degli illeciti, e soprattutto il blocco immediato della direzione finanza e di tutte le operazioni con Nomura. Proprio da queste decisioni prese il via lo scontro con Mussari e Vigni, tanto da essere costretto alle dimissioni nel gennaio 2010. Tutto ciò fu verificato anche nel singolo dettaglio dalla Procura di Siena e inserito nel documento di archiviazione: «l’accusa di ostacolo alle autorità di vigilanza - è scritto nella richiesta di archiviazione - non sussiste in quanto Morelli assunse l’incarico dopo che il FRESH era stato realizzato e informò dettagliatamente i suoi superiori». E la multa di Bankitalia? Via Nazionale multò Morelli per mancate comunicazioni alcuni mesi prima che la Procura di Siena ne accertasse l’estraneità. Nel suo caso, insomma, a fare giustizia furono purtroppo i tempi lunghi della giustizia.
Alessandro Plateroti