Rassegna stampa


Milano Finanza,

Morelli: le aziende tornano a Mps

L'ad in Commissione banche: a fine settembre recuperati 11 miliardi di raccolta. Il top manager alla prima uscita pubblica dopo il ritorno in borsa: il contributo arriva da pmi e corporate più che dai privati. Il ritorno alla redditività richiederà anni. Il salvataggio privato? Fallito per il referendum

A tratti più che un'audizione parlamentare è sembrato un investor day quello che si è svolto ieri in commissione banche. L'amministratore delegato di Mps, Marco Morelli, sentito nell'ambito dei lavori dedicati al dissesto della banca, ha approfondito gli eventi che hanno costellato il suo mandato, soffermandosi soprattutto sulla situazione attuale: «Al 30 settembre scorso», ha spiegato il banchiere, «sono stati recuperati 11 miliardi in termini di raccolta in modo diffuso su base geografica. Una ripresa più veloce rispetto alle previsioni e legata alle pmi e al settore corporate più che ai risparmiatori. Il merito va ai lavoratori della rete della banca». Trova insomma conferma il trend positivo iniziato nei primi mesi dell'anno, dopo l'annuncio del salvataggio di Stato. Proprio mentre era in corso la trattativa con l'Europa il Monte ha infatti investito pesantemente sulla rete commerciale, cercando di recuperare il terreno perduto durante la fortissima crisi di fine 2016. «Nel solo mese di dicembre», ha spiegato Morelli, «abbiamo perso oltre 6 miliardi di raccolta commerciale, sostanzialmente per quello che accadeva in quel periodo». Una crisi innescata dal fallimento del tentativo di salvataggio privato pilotato da Jp Morgan. Circa le ragioni di quel flop Morelli ha puntato l'indice ancora una volta sulla bocciatura referendaria della riforma costituzionale: «Quello era un momento in cui c'era assoluta incertezza su quale sarebbe stato il quadro istituzionale futuro del paese. Di conseguenza nessun investitore ha deciso di andare avanti. Succede in tutti i Paesi», ha osservato il banchiere che si è mostrato comunque prudente sul trend di recupero: «La ripresa della banca, il ritorno a una redditività sostenibile e il recupero delle quote di mercato non si possono materializzare in breve tempo ma richiederanno diversi esercizi. Il management, qualunque esso sia, ha bisogno di tempo per perseguire gli obiettivi del piano di ristrutturazione pluriennale». Interpellato poi sul piano di riduzione del personale, Morelli ha sottolineato che la strategia prevede un «taglio di 4.800 risorse attraverso il fondo esuberi. Nel 2017 sono state completate 1.800 uscite mentre il resto è spalmato tra il 2018 e il 2021». Sempre sulla ristrutturazione, il banchiere ha segnalato che il piano presentato lo scorso 5 luglio prevede la chiusura 600 sportelli. Dopo le chiusure del 2017, ha specificato Morelli, sono previste ulteriori «115 chiusure nel primo trimestre del 2018, di cui 20 in Toscana». Circa l'ex presidente Alessandro Profumo e l'ex amministratore delegato Fabrizio Viola, la banca valuterà al termine del procedimento di audit interno se promuovere azioni di responsabilità per le transazioni condotte con Nomura e Deutsche bank. «Ci sono indagini in corso. Il pro-cedimento verte sui criteri di contabilizzazione delle operazioni che hanno creato valore pari a 1,1 miliardi incassati da queste transazioni. Bankitalia e Consob hanno espresso opinioni», ha puntualizzato Morelli. Circa gli eventi della gestione Vigni (nel corso della quale aveva rivestito Tincarico di direttore finanziario) il banchiere ha ricordato T audit lanciato personalmente nel 2009: «Insieme a Giovanni Conti, responsabile del risk management di Mps, chiedemmo al direttore generale (al tempo Antonio Vigni, ndr) di interrompere tutte le attività dell'area finanza (diretta allora da Gianluca Baldassarri, ndr) e di fare una ispezione».