Rassegna stampa


Il Messaggero,

Amicone o Coccodrillo: fenomenologia del capo

Nel nuovo libro di Marco Morelli, una guida (ironica, ma utile) all’ecosistema dell’ufficio, con inestimabili consigli per fare carriera ma anche per salvare la pelle. E una regola assoluta: «Mai tirarsela, fa male a noi stessi e agli altri».

«Se siete molto sfortunati vi capita, come capo, l’Incapace». Ma vi può andare meglio. Magari con il Visionario, o con l’Enigmatico. I capi sono tanti, infatti, e di diverse tipologie, e anche i colleghi non sono tutti uguali. Anzi. Tra i compagni d’ufficio si può trovare l’Altruista (ma anche il Vampiro), il Mutante che si adatta ad ogni cambio gestionale e ogni volta sopravvive a se stesso e ai suoi superiori, il Tappetino che ha la sua forza nella finta o vera accondiscendenza ad ogni desiderata che viene dall’alto ma anche dai suoi vicini di scrivania, il Cinghiale guardingo e scontroso e il Complottista che è un po’ insopportabile ma in fondo è buffo ed è quello che immagina trame oscure dietro qualsiasi decisione aziendale, anche la più innocente, e ripete ossessivamente ai colleghi la frase che spiega ogni cosa, anzi nessuna: «Tanto è già tutto scritto».

ARGUZIA
Insomma il luogo di lavoro è un eco-sistema dove convivono tante specie, e Marco Morelli ha l’arguzia ma anche il rigore di saperle selezionare e descrivere, e soprattutto la capacità di cogliere le verità e i difetti di ognuna e di suggerire come si fa per conviverci al meglio. Visto che noi tutti di lavoro viviamo e nel lavoro viviamo. Ecco allora Capi, colleghi, carriere. Questi sconosciuti (edizioni Gribaudo) ed è uno spasso e una guida preziosa questo libro firmato da Morelli, docente della Luiss nella facoltà di Economia e commercio ed ex amministratore delegato di Mps. Uno che se ne intende, anche perché ha vissuto tanti rapporti professionali. Insieme a Morelli, che è vicepresidente della Fondazione don Gino Rigoldi, alla quale andranno i proventi del volume, ha partecipato a questa idea con i suoi disegni anche un bravo illustratore, Lelio Bonaccorso. Tono ironico, chiave molto seria e un precetto che non va dimenticato: avere successo nel lavoro, assicura Morelli, non vuol dire primeggiare ma essere contenti di quanto si riesce a fare ogni giorno. Altro che stress da competizione, dunque. Semmai, vale questo principio: no fun, no goal. Ovvero ci si deve divertire lavorando, e così si riesce anche meglio a raggiungere risultati.

LE REGOLE
Al buon capo conviene rispettare tre semplici regole: ascoltare il più possibile; spiegare da dove si parte e dove si vuole arrivare; non tirarsela mai («Non serve e fa male a noi stessi e agli altri»).
Mentre a chi lavora con i capi giova usare pazienza o avere profilo basso (per esempio con il Protagonista che vuole avere la scena soltanto per sé) o far valere ma senza esagerare la propria chiarezza (quando si ha a che fare con l’Enigmatico). Mentre la ricetta per fronteggiare l’Amicone, il capo tutto pacche sulle spalle e voglia di stare sempre insieme da compagnoni più che da colleghi, Morelli la illustra con azzeccata sagacia: per difendersi da lui, «dichiarare subito intolleranza a qualsiasi tipo di alimento e bevanda. Eviterete così i suoi continui inviti a colazione, pranzo e cena». E così questo libro può valere anche come gioco tutt’altro che ameno. Lo si può compulsare chiedendo agli amici: e tu che tipo di capo hai (o che tipo di capo sei)? Occhio, perché in ufficio potrebbe esserci il Coccodrillo. È un capo poco visibile, si muove con circospezione, sta per la maggior parte del tempo chiuso nella sua stanza. Sa nascondersi e poi colpire. Può fare del male. Ma «può anche insegnare la forza, la resilienza, la resistenza». Anche in tempi di smart working il manuale di Morelli risulterà utile. Perché è vero che i capi e i colleghi non li hai davanti agli occhi, ma sono davanti al video - a loro volta magari in ciabatte o con i pantaloni del pigiama - ma è più o meno lo stesso. Alcuni passaggi istruttivi il libro li offre a proposito delle donne, prese in grande considerazione dall’autore per la loro capacità di leadership. Morelli, alla luce della sua esperienza lavorativa e umana, scrive che con il tempo in molte donne «prende il sopravvento un’insicurezza di fondo, legata al dubbio di non riuscire a conciliare la crescita professionale con altri interessi, in primis gli affetti e la famiglia». Ma Morelli ne ha incontrate diverse che sono riuscite a superare brillantemente tutti i momenti d’indecisione: «Donne che non solo hanno bruciato le tappe quando erano più giovani, ma sono riuscite a costruire carriere di grandissimo successo senza perdere la propria identità. Donne che si sono sentite sempre legittimate senza bisogno di avere conferme da qualcuno».

COINVOLGIMENTO
La domanda da porci a questo punto è quasi ovvia. Quali sono per Morelli i capi migliori e qual è la tipologia di capo che per tutti noi è preferibile avere? Qui l’autore va seguito attentamente. È convinto che da ognuno dei capi, e vale perfino per l’Arrogante, ci sia qualcosa di utile da apprendere e da personalizzare. E il migliore dei capi è quello che cerca di coinvolgere tutti quanti in quello che si sta facendo. Poi chissà - e questo sarà il gioco dell’estate con il libro in mano - se il mio capo Amicone è migliore del tuo o il tuo capo Coccodrillo batte il mio.

Mario Ajello