Rassegna stampa


Corriere della Sera,

Visionari, eternauti o stellati. Il catalogo ragionato dei capi

Tra bestiario e vademecum, Marco Morelli aiuta a orientarsi nel mondo del lavoro (Gribaudo).

La parte più elevata del corpo umano, unita al torace per mezzo del collo. È il capo, ossia la «testa», la persona che dirige. La parte più nobile e, dice la Treccani, in questa accezione «può essere invariabilmente riferita, come titolo, anche a donna che eserciti tale funzione». Marco Morelli, banchiere di lungo corso, è stato spesso capo, ne ha conosciuti tanti e sa — ma lo ammetterebbe mai con nomi e cognomi, lui banker prudente? — che di capi «normali» non se ne trovano tanti in circolazione. In circolazione si trovano piuttosto Visionari e Arroganti, Coccodrilli e Amiconi, Chef Stellati e, addirittura, Eternauti, come il personaggio del mitico fumetto di Héctor Oesterheld e Francisco Solano Lopez che, a occhio, Morelli, romano classe 1961, potrebbe aver conosciuto da ragazzo su Lanciostory alla fine degli anni Settanta. E poi Protagonisti, Enigmatici, Agonisti e, fatalmente, Incapaci. Al «bestiario» dei capi e anche dei colleghi il banchiere dedica un volumetto di agile e divertita lettura uscito in questi giorni per Gribaudo Feltrinelli. Ultima fatica dopo aver lasciato qualche settimana fa, da capo, la più antica banca del mondo, il Monte dei Paschi di Siena.

E viene da pensare a quanti interlocutori e capi-a-loro-insaputa deve aver conosciuto uno che si è sobbarcato il salvataggio di un’istituzione che sembra ora aver trovato, grazie a un piano che comunque porta la sua firma, una strada per ricominciare. Prendendo spunto, come si dice, verrebbe voglia di ritracciare, pensando alle vicende di «Babbo Monte», come lo chiamavano una volta a Siena, premier visionari, consulenti arroganti, ministri e politici incapaci che per il gusto di una battuta hanno bruciato (e questa è cronaca degli ultimi 24-36 mesi) valore e possibilità.

In Capi, colleghi, carriere. Questi sconosciuti però Morelli si ferma decisamente prima. Nella forma del libro di consigli ai giovani che si avvicinano all’età adulta — un po’ guida e un po’ manuale il volume è dedicato a Micky, Teto, Milla e Alli, i quattro figli di Morelli prossimi alla svolta post scolastica e il ricavato sarà destinato alla Fondazione Don Gino Rigoldi — scorrono riflessioni sul mondo del lavoro, quel «giardino zoologico professionale» nel quale, «come è ovvio e inevitabile che sia, quasi mai possiamo scegliere i nostri compagni di viaggio e mai, perlomeno nella mia esperienza, possiamo scegliere il capo». E, dunque, siccome il presupposto è che tutti hanno un margine per rendere meno doloroso, traumatico o sgradevole l’impatto all’inizio di una carriera, di qualunque natura essa sia, ma anche alla fine della corsa lavorativa, ecco la galleria dei ritratti preceduta da consigli di orientamento, per la presentazione di un curriculum, i suggerimenti per un colloquio di lavoro e la selezione delle offerte, insieme alle regole d’oro per non cacciarsi nei guai in ufficio. Soprattutto con il capo.

Per ogni «bestia» ci sono le istruzioni per l’uso. Perché con il Visionario è tempo perso avviare una discussione sulla strategia, meglio provare a tenerlo con i piedi per terra, con riflessioni fattuali e ben ponderate. Mentre con l’Arrogante il consiglio è di non esporsi troppo dinanzi a strategie egoriferite e indiscutibili. Cosa difficile con il Coccodrillo, profondo conoscitore del terreno, spietato e in cerca di responsabili-prede: con lui bisogna giocare a schivare gli affondi e sincronizzare i movimenti con i suoi, insomma attivare tutte le risorse del «sistema immunitario lavorativo». Un minuetto, insomma. Più facile con il Protagonista, non cattivo ma incapace sostanzialmente di mettere un freno al proprio ego, quasi inutile con l’Enigmatico, che o è competente e solido o inadatto al ruolo. Ma voi non lo sapete. E però potrete avere più spazio e opportunità con lui che con tanti altri. Se poi l’Amicone sembrerà troppo appiccicoso, pensate che lo Chef Stellato sarà invece un capo eccentrico e «artista», ma assolutamente intollerante per eventuali variazioni di ricetta. Reazione del resto condivisa con l’Eternauta «figura iconica e totemica» che se messo in discussione «non esita a tirare fuori l’artiglieria pesante, per perpetuare la sua presenza nei secoli dei secoli». Tutti cattivi, tutti malati?

Non è detto. Morelli concede che da ognuno può esserci qualcosa da imparare, anche se poi l’ambizione sarebbe di avere un capo e dei colleghi «normali», perché la leadership è «un concetto elastico, mutevole, interpretabile», ma, suggerisce Morelli, «lavorare vuol dire connettersi e viaggiare ogni giorno con tanti passeggeri verso mete che possono cambiare durante il tragitto. A prescindere da cariche, titoli, biglietti da visita o insegne altisonanti. E senza mai sentirsi arrivati (ovverosia senza mai tirarsela)».

Buona regola per tornare a convivere e sopravvivere in ambienti che, quando abbandoneremo definitivamente il cosiddetto smart working, potrebbero essere anche più tossici di quando li abbiamo lasciati. E dove il concetto di «no fun, no goal», lanciato dal banchiere per consigliare a tutti di divertirsi e non prendersi troppo sul serio, potrebbe faticare ad attecchire. Ma dovrebbe essere scritto in maiuscolo nei corridoi.

Carlo Cinelli